La dieta zero per dimagrire

La dieta zero si rivela molto restrittiva, come il nome stesso suggerisce. Si tratta di un regime dietetico che per i primi giorni richiede di assumere zero carboidrati e zero zuccheri e che quindi si basa su un apporto prevalentemente proteico degli alimenti introdotti. Trattandosi di una dieta molto speciale vediamo come si compone e a chi è adatta.

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La dieta zero promette di far perdere almeno due chili di peso in una settimana. Questo può avvenire sicuramente, in quanto il regime alimentare non prevede che nel suo piano siano introdotti carboidrati o zuccheri di sorta. Restrittiva, vero? Certo, quindi la dieta zero chiede di essere portata avanti per chi ha la stretta necessità di perdere peso in tempi brevi perché deve presenziare ad un avvenimento speciale o ha una prova costume imminente dove non vuole rinunciare alla forma fisica.

Si tratta di una dieta chetogenica, ovvero una dieta proteica, in quanto l’organismo è indotto a creare dei corpi chetonici che vanno ad attaccare le riserve di grasso e quindi ad eliminare l’adipe in eccesso. Come è possibile che avvenga questo? Non mangiando carboidrati o zuccheri, ma introducendo solo fibre e proteine nell’alimentazione, ovvero generando corpi chetonici che aggrediscono l’adipe e provocano il dimagrimento.

Molto spesso abbiamo parlato di alimentazioni chetogeniche, bollandole come diete che richiedono tanta attenzione per essere portate avanti. La chetosi è un processo chimico che altera l’organismo e che se portato avanti per molto tempo può indurre degli squilibri nel corpo. I carboidrati sono, infatti, dei nutrienti indispensabili per l’organismo e per il funzionamento del sistema nervoso e neurologico.

Detto questo, analizziamo la dieta zero, la quale si divide in tre fasi. La prima è la più dura ed è quella del dimagrimento. In questa settimana di tempo non devono essere assunti carboidrati e zuccheri, quindi niente pasta, pane, pizza o prodotti da forno e niente frutta, ma solo alimenti ‘zero’, ovvero cibi che hanno un basso contenuto di glucosio e un alto contenuto di fibre e proteine, come le verdure – tranne le patate e le carote, la carne bianca, il pesce, l’avena, la frutta secca e l’olio extravergine di oliva. Questi cibi vanno combinati e l’alimentazione va pianificata al meglio.

Nella seconda fase, detta di stabilizzazione, si inizia gradualmente ad aumentare le porzioni di cibi zero e ad introdurre un po’ i carboidrati, i quali vengono infine reinseriti con la fase del mantenimento. A conti fatti la reintroduzione dei carboidrati può indurre al recupero del peso perso, ovvero al classico effetto ‘yo-yo’, quindi la dieta zero deve essere analizzata con attenzione prima di essere eseguita, in quanto potrebbe rivelarsi davvero effimera e restituire con gli interessi i chili faticosamente persi.

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