Mangiare carne cruda fa male? Ecco come mangiarla senza rischi

Una ricetta a base di carne cruda può metterci di fronte a un dilemma che potrebbe comportare qualche rischio. Mangiare carne cruda: sì o no?

La cucina esotica e gli show cooking hanno portato alla ribalta la carne cruda, una delizia da assaporare sotto forma di carpacci, tartare e altre varianti.

E allora la carne cruda fa male? In realtà mangiare carne cruda può comportare rischi per la salute se non si segue qualche piccola accortezza.

Scegliere la carne da mangiare cruda

Per carne cruda si deve intendere carni crude fresche e carni crude conservate senza subire un processo termico (affumicatura, essiccamento, salatura, disidratazione per pressatura e così via).

Da un lato c’è la carne di bovino giovane, cavallo e anatra mentre dall’altro lato c’è la carne di bovino, suino ed equino.

La carne cruda da mangiare è la carne di un animale giovane in quanto risultano più teneri.

Per quanto riguarda i tagli dell’animale, invece, è preferibile optare per parti magre della coscia (fesa, girello e noce), meglio se con una frollatura tra i 20 e i 30 giorni che la rende asciutta e profumata.

Il pollo e il maiale restano esclusi dalla lista delle carni che possono essere consumate crude perché portatrici di microrganismi pericolosi come batteri, parassiti e virus.

Sia la carne di pollo che la carne di maiale devono essere cotte a puntino per uccidere qualsiasi microrganismo presente.

Più che mangiare questa carne cruda è preferibile optare per una cottura sottovuoto realizzata a bassa temperatura. Il risultato sarà succulento, tenero e squisito.

Mangiare carne cruda: Rischi

Il dibattito riguardo l’aspetto nutrizionale della carne cruda è ancora aperto, ma in linea di massima possiamo dire che l’assenza di cottura conserva le proprietà organolettiche della carne.

La carne cruda in ricette di tartare, la carne cruda alla zingara o il carpaccio di carne cruda offre un boost di vitamine termolabili come le vitamine del gruppo B e la vitamina A e sali minerali come calcio, magnesio, potassio, sodio ferro e cloro.

Di contro, però, bisogna ravvisare una difficoltà di digestione da parte dell’organismo, nulla che non può essere superato con le altre lavorazioni e l’uso di condimenti acidi come il limone.

A marcare una linea di confine è più che altro l’igiene degli alimenti crudi giacché potenzialmente sorgenti di agenti patogeni come batteri, virus e parassiti.

Più in particolare la carne può essere soggetta a contaminazione batterica dovuta a un errato processo di macellazione, una contaminazione virale legata all’animale (ma non necessariamente dannosa per l’uomo) e contaminazioni parassitaria (parassiti presenti nel tessuto come il toxoplasma o arrivati in seguito alla macellazione come la giardia).

A questo si aggiunge la possibilità che la carne cruda possa subire anche una contaminazione da prioni, vale a dire proteine che cambiano struttura durante il processo dalla macellazione alla tavola come quelle della cosiddetta “mucca pazza”.

Questi rischi ci aiutano a capire meglio perché gli specialisti consigliano di non mangiare carne cruda in gravidanza.

I rischi legati al consumo di carne cruda spariscono con la cottura della stessa che riesce a uccidere qualsiasi agente patogeno.

Conservare la carne cruda

La carne cruda deve essere consumata velocemente per evitare la proliferazione dei batteri e i rischi correlati.

In linea di massima è possibile conservare al massimo 24 ore la carne cruda macinata in frigo e fino a 3 giorni gli altri tagli. L’essenziale è che sia chiusa in un contenitore per alimenti.

Un’alternativa è procedere con la conservazione sottovuoto che di fatto permette di mantenere la carne cruda in frigo per una settimana.

Per conservare la carne cruda più a lungo è sufficiente congelarla separata per tipologia nel posto più freddo del freezer in modo da creare un ambiente ostile alla proliferazione di agenti patogeni.

In questo caso è meglio evitare di mangiare carne cruda scongelata, un po’ perché ci rimette in qualità e un po’ perché si perdono valori nutritivi.

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